Mia madre è un fiume: i Premi del 2011
26/08/12
24/08/12
Donatella Di Pietrantonio finalista al Premio John Fante
I FINALISTI DEL PREMIO JOHN FANTE OPERA PRIMA 2012
I finalisti del Premio John Fante Opera prima 2012 sono Francesco Targhetta, “Perciò veniamo bene nelle fotografie” (ISBN, 2012), Donatella Di Pietrantonio, “Mia madre è un fiume”, (Elliot, 2011), Giuseppe Di Piazza,
“I quattro canti di Palermo” (Bompiani, 2012). A nominarli è stata una
giuria composta da Francesco Durante (presidente), Masolino D’Amico ed
Emanuele Trevi.
Francesco Targhetta, Perciò veniamo bene nelle fotografie (ISBN, 2012)
«Non si muove nessuno, qua, perciò
veniamo bene nelle fotografie»: è uno dei tanti ritratti che il
protagonista di questo libro fa della sua generazione di idealisti e
insicuri, impiegati di call center e aspiranti professori, provinciali
tormentati e contemplatori urbani. A metà tra romanzo di formazione e
poema del quotidiano, questa è la storia di un dottorando e dei suoi –
altrettanto precari – coinquilini, che, tra un prosecco di sottomarca e
un pezzo rock improvvisato in sala prove, condividono le giornate in un
quartiere dal «corpo bisunto» nella Padova popolare.
Francesco Targhetta è del 1980. Dopo la
laurea in lettere e il dottorato in italianistica, ha fatto l’insegnante
e ora è ricercatore all’Università di Padova. Recensisce dischi per
diverse testate sul web e suona la chitarra e l’ukulele.
Donatella Di Pietrantonio, Mia madre è un fiume (Elliot, 2011)
Una donna, ormai anziana, mostra i primi
segni della malattia che le toglie i ricordi, l’identità, il senso
stesso dell’esistenza. È tempo per la figlia di prendersi cura di lei e
aiutarla a ricostruire la loro storia. I fili delle loro esistenze si
svolgono dagli anni Quaranta fino ai nostri giorni, in un Abruzzo
“luminoso e aspro”, che affiora tra le pagine quasi fosse una terra
mitologica e lontana. Sono ricordi dolcissimi e crudeli, pieni di vita e
di verità, che ricostruiscono la storia di un rapporto e di un’Italia
apparentemente così lontana eppure ancora presente nella storia di
ognuno di noi.
Donatella Di Pietrantonio è nata e ha
trascorso l’infanzia ad Arsita, un paesino della provincia di Teramo, e
vive a Penne (PE). Nella vita fa la dentista per bambini. Scrive
dall’età di nove anni.
Giuseppe Di Piazza, I Quattro canti di Palermo (Bompiani, 2012)
Ambientato nei primi anni Ottanta, un
giovane giornalista di cronaca nera cerca di sopravvivere nella città
della mattanza mafiosa utilizzando le uniche armi che ha a
disposizione: l’amore e il sesso. Le giornate del protagonista scorrono
in equilibrio tra sangue pubblico – delitti, indagini, scoop – e
sentimenti privati – conquiste rapinose, notti di musica, letture.
Intorno a lui quattro storie nere che lo condurranno a immergersi in un
mondo fatto di violenza, speranze frustrate, illusioni. Quattro storie
che agli occhi del protagonista, “occhi di sonno” per via delle tante
notti perse, diventano canti di una città disperata e seducente. Ma il
protagonista, con il suo racconto appassionato sembra alludere a un
quinto canto impercettibile alla vista, il più visibile per chi è
andato via da Palermo: il canto dell’assenza.
Giuseppe Di Piazza ha cominciato la
sua carriera giornalistica nel 1979 al quotidiano L’Ora di Palermo.
Lavora al Corriere della Sera. E’ stato direttore di Max, di Sette e
dell’Agenzia Agr. Insegna all’università Iulm e nel 2011 ha esordito
come fotografo con la mostra Io non sono padano.
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