Mia madre è un fiume: i Premi del 2011

Mia madre è un fiume: i Premi del 2011

31/08/11

Donatella Di Pietrantonio a "La città delle donne"

LA CITTA'  DELLE DONNE  17-18 settembre 2011
Montesilvano, Palazzo Baldoni


Sabato 17 settembre ore 20.30  

Conversazione con Donatella Di Pietrantonio, autrice del libro “Mia madre è un fiume”

25/08/11

Mia madre è un fiume: recensione di Silvana Ferrari. 20/08/2011

 GRANDI LETTRICI CRESCONO a cura di Silvana Ferrari

Il passaggio che trasforma i genitori da figure protettrici delle nostre vite in persone a loro volta bisognose di cure è uno dei momenti dolorosi, ma di consapevolezza, che segnano l'esistenza adulta, e tanto più sofferto se si tratta di una figlia e di una madre con un rapporto difficile alle spalle. Questo ci racconta Donatella Di Pietrantonio nel suo bel romanzo di esordio Mia madre è un fiume.
La figlia, in uno scambio amorevole, diventa la voce che restituisce memoria alla madre, che la memoria sta perdendo, riprendendo le trame delle loro vite, riannodando i fili di un racconto che parte da lontano, dal nonno materno, il padre di Esperia Viola, detta Esperina, il forte, orgoglioso e testardo Fioravante, contadino sull'Appennino abruzzese. Ricorda le circostanze della nascita di Esperina, prima di sei sorelle, generata come le sue due contigue tra una licenza e l'altra, durante la guerra; la sua infanzia povera, gravata dai lavori dei campi e dalla cura di pecore e capre; la felicità degli anni di scuola trascorsi lontano da casa e le sue zone buie, raccontate una sola volta ma sempre ricordate, delle molestie paterne, che non andarono mai oltre, grazie all'acuta vigilanza materna, la nonna Serafina, che la proteggeva fino ad arrivare al coltello puntato alla gola del colpevole: Per le bestie una sola parola, lascia stare la bambina.
Il viaggio nel passato materno e in quello comune più recente, diventano l'occasione, per la figlia, di un'analisi delle ragioni di un amore da subito andato storto. Un amore non sufficientemente contraccambiato di una madre che anteponeva alla sua creatura sempre altro - il lavoro, il marito, il bestiame, le sorelle - lontana e inaccessibile. Poche attenzioni, tenerezze e contatti. Le sue mani erano d'ossa, mi arrivavano scarse e perpendicolari, i gesti dell'accudimento efficienti, con poche sbavature affettuose. Un amore inconsolabile che nella figlia adulta in qualche momento diventa odio per quel corpo materno divenuto fragile e bisognoso di cure e attenzioni e di cui con fatica ne accetta il declino. E anche rabbia, come nel passato, la madre e la sua mente sfuggono di nuovo alla possibilità di un confronto. Aspettavo ancora di regolare i conti quando mi è sfuggita nella malattia.
Insieme alle vicende familiari nel romanzo sono descritte le storie di comunità di contadini di piccole contrade dell'Appennino abruzzese a partire dalla seconda guerra mondiale. La fatica del lavoro su una terra dura e sassosa, poco generosa, dell'allevamento del bestiame, la miseria che spinge ad emigrare, l'arrivo dei primi segni del progresso: l'elettricità, le prime radio e televisioni, la costruzione di strade e le prime seicento. Un quadro di un paese di contadini e di pastori ormai scomparso, di vite faticose e povere che trovavano momenti di contentezza piena nella celebrazione delle feste tradizionali, delle nascite e dei matrimoni.
La scrittura è coinvolgente, crea emozione, senza essere lacrimevole; è poetica; è dura, vuole sondare l'intricato e aggrovigliato complesso di sentimenti nel rapporto madre e figlia senza veli, mascheramenti e falsi moralismi.
Donatella Di Pietrantonio è abruzzese, vive in provincia di Pescara dove fa la dentista.

Donatella Di Pietrantonio al Festivaletteratura di Mantova

10/09/2011 - 17:00, Palazzo Aldegatti , € 4,50

LA SIGNORA AVA di Francesco Jovine

letture vintageNei 150 anni dell’Unità d’Italia non poteva mancare quello che è stato definito il “Gattopardo dei poveri”. Una scrittrice che ha letto il romanzo di Jovine a RadioTre (La gioia piccola di essere quasi salva) e quella che è considerata una delle più interessanti esordienti dell’anno (Mia madre è un fiume) a confronto sul romanzo intenso e “popolare” del Molise alle soglie dell’unità nazionale.
Tornano le letture vintage, un’occasione per leggere, rileggere, ripensare libri che sono stati apprezzati da critica e lettori ma che ora sono un po’ nascosti. Gli incontri sono anche un’ottima opportunità per incontrare alcuni tra i migliori narratori italiani, che attraverso le letture vintage raccontano se stessi e i loro libri.


11/09/2011 - 10:00, Palazzo Aldegatti , € 4,50

MADRI DI CARTA

Sono sicuramente tra gli esordi italiani più interessanti degli ultimi anni e, pur con scritture molto diverse, i due notevoli romanzi di Viola Di Grado (Settanta acrilico trenta lana) e di Donatella Di Pietrantonio (Mia madre è un fiume) raccontano un tormentato rapporto madre-figlia. Ma mentre la ventenne Di Grado ambienta in una Leeds sepolta nella nebbia l’assurdo ménage di una giovane studentessa e della madre, ossessiva fotografa di buchi e polvere, la più matura Di Pietrantonio tratteggia in un Abruzzo rurale e selvatico il difficile confronto tra un’anziana donna privata dalla malattia della memoria e dell’anaffettiva figlia, obbligata a ricostruire il passato della madre e quindi anche il suo. Conduce l’incontro il giornalista e scrittore Francesco Abate

Festivaletteratura autori

12/08/11

Donatella Di Pietrantonio riceve la "Verga d'argento"

In occasione della cinquantaduesima edizione della Rassegna ovini di Campo Imperatore, tenutasi nei giorni 3, 4 e 5 agosto  Donatella Di Pietrantonio ha ricevuto l' 8° Premio “Verga d’argento”.
La manifestazione è organizzata dalla Camera di Commercio dell’Aquila, con il contributo della Regione Abruzzo, dell’Agenzia regionale per i servizi di sviluppo agricolo, del Comune di Castel del Monte, Ente Parco nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, Coldiretti, Cia e Fondazione Carispaq ed in collaborazione con il Comune dell’Aquila, Amministrazione provinciale, Ara Abruzzo-Sezione dell’Aquila, Comunità montana Campo Imperatore-Piana di Navelli, Ispettorato provinciale all’agricoltura, Mipaaf – U.T.B. – L’Aquila, Associazione del Cane da gregge abruzzese, Asl L’Aquila e Camere di Commercio I.A.A. di Campobasso, Foggia, Isernia, Rieti e Teramo.

Donatella Di Pietrantonio a Senigallia sabato 13 agosto

Libreria Iobook, incontro con Donatella Di Pietrantonio

immagine Sabato 13 agosto alle 21.30 alla libreria Iobook, in via Fratelli Bandiera 33, incontro letterario con l’autrice esordio del 2011, Donatella Di Pietrantonio. La scrittrice abruzzese presenta il suo ultimo libro, “Mia madre è un fiume”, recensito dai migliori canali letterari come esordio di grande personalità e dallo stile magistrale.
Edito da Elliott il libro racconta con poesia e grande intensità un “amore andato storto da subito” tra madre e figlia, sullo sfondo di un Abruzzo aspro e misterioso. La Di Pietrantonio è già vincitrice del premio Tropea. Il dialogo, in realtà un doloroso e a volte ironico monologo tra la protagonista e sua madre, ormai bisognosa di cure e di accudimento fisico, che sembra aver dimenticato le durezze e la lontananza di cui la figlia aveva tanto sofferto in passato.

Attraverso il racconto del loro rapporto l’autrice ci trasporta in un pezzo di Italia ancora primitiva, dove la vita è scandita dai ritmi della natura e della vita contadina, quella degli anni 50 in Abruzzo. “Mia madre è un fiume” è un fiume di parole che si susseguono impetuose, poi si fermano a respirare e poi riprendono con foga. Un romanzo che non si vorrebbe finisse.

da  www.iobook.it

11/08/11

Rassegna "Scrittori in piazza"

Piazza Barbacani (VASTO) alle ore 21:30 domani 12 agosto Giulia Alberico e Loris Di Edoardo presentano la scrittrice Donatella Di Pietrantonio, vincitrice del Premio Tropea 2011 con il libro: "Mia madre è un fiume" (ELLIOT EDIZIONI).

Animals: Notiziole belle 4.... siamo bravi

Donatella Di Pietrantonio, che abbiamo pubblicato con un racconto inedito scritto proprio per noi e per questo periodo estivo (grazie mille Donatella, è piaciuto a molti nostri autori) ha vinto a grande sorpresa il Premio Tropea , superando abbondantemente e senza dubbi, da esordiente, nomi illustri...
Siamo felicissimi del meritato riconoscimento alla Di Pietrantonio e ringraziamo anche Antonio Veneziani che l'ha contattata e intervistata per noi, ma anche Massimo Alfaioli , l'elegante disegnatore che l'ha illustrata su ANIMAls.



 leggi su http://animals-theblog.blogspot.com

08/08/11

Intervista a Dacia Maraini: Mia madre è un fiume mi è piaciuto molto

Dacia Maraini e il teatro «Difendo la memoria delle vittime del sisma»

 «Quest’anno il festival è dedicato agli studenti morti sotto le macerie del terremoto dell’Aquila, e in particolar modo ad una ragazza, Giulia Carnevale, morta a soli 19 anni proprio davanti alla casa degli studenti crollata». Presenta così Dacia Maraini, una delle più grandi scrittrici italiane, il festival di Gioia dei Marsi “Il teatro di Gioia”, iniziato ieri con la regista Emma Dante e che si concluderà l’11 agosto.
 Signora Maraini, come mai questa particolare dedica?
 
«Vogliamo rinvigorire la memoria di quanto accaduto, anche perché a settembre si apre il processo per i responsabili e molte di queste famiglie si sono costituite parte civile. C’è senz’altro una parte di tragedia naturale, ma c’è anche una parte di responsabilità. Certo, non è stato fatto di proposito, ma c’è stata indubbiamente leggerezza. Il terremoto non si può prevedere, senz’altro, ma non si può neanche non prevedere una scossa grossa dopo tante piccole».
 Come si presenta il cartellone di quest’anno?
 
«Ieri, 6 agosto, c’è stato lo spettacolo di Emma Dante, una grandissima autrice, legata ad una sorta di teatro sperimentale. Stasera, 7 agosto, è previsto un mio testo inedito, con Simona Marchini e la regia di Giorgio Treves, un testo dedicato ad Enrichetta Pisacane, che fuggì di casa per seguire Carlo Pisacane. Domani, 8 agosto, c’è uno spettacolo itinerante “Danzò, danzò” che racconta la storia di una ragazzina la quale, indossate delle magiche scarpette rosse, non riesce più a smettere di ballare. La giornata di domani, 8 agosto, si concluderà poi con una serata musicale legata al “Premio Giuseppe Moretti”, si tratta di giovani autori che hanno musicato poesie della letteratura italiana, Pascoli, Leopardi, Pasolini. Il 9 avremo Arnaldo Ninchi ed Enrico Baroni in “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello e a seguire un testo di Cechov. Il 10 un altro mio brano “La notte dei giocattoli” e infine, a conclusione della rassegna, l’omaggio a Giulia Carnevale, una lettura delle lettere e dei diari che la ragazza ha lasciato e che io ho raccolto e che verranno presentati anche con l’aiuto di attrici come Piera degli Esposti. Alla fine di questo spettacolo ci sarà un dibattito sulla tragedia del terremoto».
 Molti testi in rassegna sono i suoi, si tratta di opere di repertorio o composte per l’occasione?
 
«A parte il testo per Giulia, si tratta di opere già scritte. Avrei preferito non mettere in cartellone molte mie cose, ma purtroppo abbiamo avuto una riduzione dei finanziamenti. Erano previsti altri nomi, anche di un certo di rilievo, ma abbiamo dovuto rinunciare».
 La rassegna di Gioia è un appuntamento teatrale stabile. Ma come mai non un premio letterario?
 
«Non ne posso più di premi letterari. Ce ne sono cinquemila in Italia. E poi mi piace il teatro, lo si fa per stare insieme, c’è modo di conoscere gente, è uno spettacolo in diretta. Alla rassegna ogni sera abbiamo dalle 300 alle 800 persone».
 Cosa vuol dire per lei scrivere per il teatro, rispetto alla scrittura narrativa?
 
«Sono due cose completamente diverse. Scrivere per il teatro vuol dire curare in modo particolar il linguaggio, è un misto tra scritto e parlato, non si scrive per essere letti, ma per far parlare gli attori, e bisogna mettere loro in bocca cose credibili».
 Come mai questo festival in Abruzzo? Cosa la lega a questa regione?
 «Vivo a Pescasseroli da 15 anni. Sono affezionatissima a questo territorio, mi trovo bene con la gente, c’è stima reciproca. Venire qua per me non vuol dire venire in vacanza, io ci vivo, mi interesso dei problemi, e tra l’altro è il luogo dove scrivo».
 Lei è considerata una delle più importanti scrittrici italiane. Come considera l’attuale panorama letterario italiano?
 
«Non mi sembra un cattivo momento. Ci sono molti talenti nuovi, c’è una voglia di intervenire sulla realtà sociale. Ci sono molti bei libri che si affacciano all’orizzonte».
 Condivide l’interesse per il genere noir, molto richiesto soprattutto d’estate?
 
«Non amo il noir ma non lo considero di per sé un genere volgare o irrilevante. Ci sono scrittori di noir di valore. Ma certo quello che prevale è una letteratura di consumo. Direi che il suo successo è dovuto a una infantilizzazione del lettore. Leggere un noir è come entrare in uno di quei tunnel della morte che propongono i baracconi dei parchi giochi. Chi sale sul trenino che si avventura in mezzo ai fantasmi e agli scheletri appesi vuole provare un brivido, ma solo un brivido divertito, da cui si allontana indenne e rassicurato».
Che conoscenza ha dell’ambiente letterario abruzzese, cosa pensa dei successi di Fioretti con “Il segreto di Dante” o di Donatella Di Pietrantonio?
 «Non ho letto “Il segreto di Dante”, ma ho letto “Mia madre è un fiume” che mi è piaciuto molto. Sebbene l’Abruzzo, per la sua antica povertà non sia una regione che legge molto, ci sono poeti e scrittori di valore. Sono contenta quando sento che hanno successo. Alle volte mi sembra che gli abruzzesi non si amino. Finamore è tenuto in scarso conto. E che dire di Silone, dimenticato da tutti, e di Flaiano che non si ristampa più? Solo D’Annunzio viene proposto di continuo, ma nonostante la difesa cieca del “vate”, a me non sembra lo scrittore più rappresentativo dello spirito abruzzese»...

Continua a leggere su Il Centro del 7 Agosto: pagina 22, sezione spettacolo

06/08/11

L’ottimo esordio di Donatella di Pietrantonio: la Repubblica delle Lettere

 “Mia madre è un fiume” dell’abruzzese Donatella di Pietrantonio ricorda altri esordi folgoranti, ad esempio Margaret Mazzantini, Elena Ferrante e Milena Agus. Ha vinto il premio letterario Tropea sperando ne seguano altri perché il libro merita certamente maggiori riscontri, dopo il passaparola dei lettori e sei edizioni in pochi mesi.
C’è una cifra propriamente femminile nella migliore scrittura italiana contemporanea, una forza espressiva che sembra sconosciuta agli autori maschili.
Soprattutto un lavoro stilistico raffinato, un linguaggio ricco e originale che scava nelle relazioni famigliari, nei rapporti generazionali. Con periodi brevissimi, quasi rispettando una recente proposta di limitare a cinque le parole di una frase, un po’ in terza persona, un po’ in prima, un po’ dialogo interiore ed un po’ monologo perché la madre Esperina non ha voce: una figlia che ancora soffre per un’infanzia senza affetto, si prende cura della madre malata di atrofia cerebrale, cerca di contrastare la regressione raccontandole ricordi di prima mano, o che la madre le aveva già riportato in passato. Il punto di vista cambia spesso ma senza spiazzare, sembra di essere nella testa di chi narra, di immedesimarsi ancora di più nella storia. E il flusso, il fiume come dice il titolo, lo stream of consciousness prende strani e numerosi percorsi, attraversa più generazioni, paesi, famiglie, tenta una riconciliazione postuma anche se certe ferite del passato sono impossibili da cancellare e forse, proprio loro, danno la forza di narrarle.

Recensione da: 
La Repubblica delle Lettere

Nel nome della madre: articolo del Corriere della Sera