Mia madre è un fiume: i Premi del 2011

Mia madre è un fiume: i Premi del 2011

17/04/11

Mia madre è un fiume: recensione di Mario De Santis

“Mia madre è un fiume” è il romanzo a chiasmo di un passaggio dal pieno al vuoto e viceversa nel rapporto tra madre e figlia. Ma nel senso inverso dalla consuetudine..
Esperia, madre di chi narra, è segnata dalla malattia che azzera la memoria, la figlia se ne prende cura nel suo giacere incerto, nel suo ciabattare perso. Innanzi tutto riempiendo quel vuoto più che di cura, di una storia: quella della madre stessa e di tutta la famiglia, raccontata nuovamente a chi non sa più riattingerla dentro di sé. La figlia è un fiume di parole, dove la madre è ormai secca. Giorno dopo giorno, capitolo dopo capitolo, riemerge un passato pieno di ricordi un Abbruzzo rurale e arcaico, pastoso e diretto. Riemerge un araldica dei cafoni che inizia proprio negli anni in cui si svolge la vicenda raccontata da Silone (stesse terre e usanze, ma quanta letteratura è passata sotto i ponti, a proposito di fiumi..) in cui svetta innanzitutto la madre Esperia Viola, detta Esperina. E poi i genitori di lei, Fioravante e Serafina e poi Cesare il marito di Esperina e la famiglia di lui, le zie, i fratelli, insomma la famiglia di cui questo libro non un inno, ma al contrario la cronaca di una disgregazione interna, causato da quell’amore tra Esperina e sua figlia che “è andato storto, da subito” a causa di quella distrazione affettiva. Un figlia mammona di una madre distante anche se vicinissima perché troppo impegnata nella fatica di una donna dell’Abruzzo contadino degli anni 60. “Mi  amava ma aveva altro da fare. Lavorava per sua figlia”. Di questo riversare tanto ma non quel che riempie veramente, sarà segnato questo amore cieco della madre per una figlia che si sentirà svuotata quanto più amata a quel modo. “Mia madre è un fiume” sembra un regolamento di conti nel racconto di come una madre non sia stata mamma, e invece di venta la costruzione di un amore attraverso la ri-costruzione di una memoria comune. Continua a leggere su blogautore.repubblica

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